Sono stata da Dinner, il nuovo locale di Heston Blumenthal Devo ringraziare un amico, che è riuscito miracolosamente a trovarmi un tavolo, perché il ristorante è fully booked per i prossimi tre mesi: in ogni caso abbiamo dovuto metterci a tavola alle 18.45, dopo era impossibile. Non siamo ancora al bagarinaggio, ma il culto per il cerebrale tristellato inglese è tale che c’è chi addirittura è riuscito a vendere su Ebay la propria prenotazione.
Comunque vale la pena. Scordatevi il Fat Duck, il locale storico di Blumenthal, con le sue sperimentazioni ardite (e la sua angustia). Qui Adam Thiany, la firma dei più bei ristoranti in giro per il mondo, ha creato un luogo confortevole, elegante e non pretenzioso. La cucina è a vista (resterete ipnotizzati dal girarrosto per gli ananas), i colori chiari e i tavoli sufficientemente distanziati per non essere tentati di partecipare alle conversazioni dei vicini. Tutti i piatti proposti si riferiscono a ricette dei secoli passati, dal riso con carne cucinato alla corte di Riccardo II nel 1390, al Tispy Cake con cui gli inglesi riuscirono a dare degna utilizzazione all’ananas importato dai Caraibi alla fine del 1600.
Il piatto culto è la Meat Fruit, un fiero precursore degli inganni vivisi di cui Blumenthal è maestro. All’apparenza è un perfetto mandarino, con tanto di fogliette. Ma il cuore è goloso: un paté di pollo e foie gras ricoperto da una gelatina all’agrume. Assolutamente irresistibile.