Di cuoco c'è solo lui. E peraltro non viene definito chef, ma "innovatore culinario". La classifica annuale di Time delle 100 persone più influenti al mondo incorona Grant Achatz, 36enne talentuosissimo patron del ristorante Alinea di Chicago, neanche a dirlo anch'esso tra i "50 best", la classifica San Pellegrino dei migliori ristoranti al mondo presentata un paio di settimane fa a Londra.
Nel breve ritratto di Achatz che Time ha chiesto a Thomas Keller, suo maestro nel californiano French Laundry, si legge che Grant incarna lo chef moderno, pieno di visioni e desideri che nulla, nemmeno un terribile tumore alla lingua, riesce a fermare. Visionario Achatz lo è per certo, tanto quanto determinato e tenace. Definire molecolare la sua cucina è riduttivo: è ricerca continua (non a caso giovanissimo andò al tempio dell'innovazione culinaria, al Bulli di Ferran Adrià) compiuta in una cucina essenziale e rarefatta come un laboratorio scientifico. Nell'appassionante cronaca di una cena (durata quattro ore e mezza) riportata dal New Yorker qualche tempo fa Achatz espone la sua filosofia: «Il nostro lavoro è suscitare emozioni attraverso il cibo. Spesso ci riusciamo. Qualche sera fa la combinazione di odori e sapori di un piatto per alcuni clienti è stata un tuffo indietro nell'infanzia così forte che non sono riusciti a trattenere le lacrime».