Perchè lo sviluppo sostenibile passa dal piatto

"Se mangio una fragola a Natale è come se bevessi un bicchierino di gasolio" ha detto questa mattina il climatologo Luca Mercalli durante la presentazione del Salone del Gusto e di Terra Madre, per la prima volta unite in un'unica manifestazione dal 25 al 29 ottobre prossimi. Gustosa metafora per dire che la difesa dell'ambiente e uno sviluppo più sostenibile passa anche (soprattutto?)  da un diverso modo di rapportarsi con il cibo. E anche la crisi, che ci costringe a una riduzioni dei consumi, può essere uno snodo per cominciare a mangiare in maniera più consapevole.

CarlinQuesto si augura Carlo Petrini, esperto in missioni impossibili, come la creazione di questo mega-evento che porterà nei 70mila metri quadri tra Lingotto e Oval mille espositori e comunità del cibo  provenienti da più di cento paesi. Ricordo ancora, più di undici anni fa, negli uffici di via della Mendicità Istruita a Bra lo sguardo perplesso dei collaboratori mentre Carlin illustrava questa sua nuova iniziativa. In pochi avrebbero scommesso sul successo.

Oggi la sfida è far capire che il mondo si cambia anche attraverso quel che si ha nel piatto. Ormai è noto e poco controverso che il sistema agroalimentare è uno dei responsabili di inquinamento globale e cambiamenti climatici: come ricorda il presidente di Solw Food Italia Roberto Burdese  in Europa si stima che addirittura un terzo delle emissioni di gas serra dipenda dal sistema-cibo.
Cambiare si può. "Parlando di qualità – ha detto stamattina Petrini -  non ci si deve solo focalizzare sugli aspetti organolettici ma sottolineare elementi di responsabilità sociale, sviluppo sostenibile e rispetto dell'ambiente. Da questa situazione non usciremo sconfitti solo ridefinendo i criteri di sviluppo: siamo tutti chiamati a fare i conti con il governo del limite, ce lo impone madre natura, e proprio per questo dobbiamo puntare sull'educazione alimentare e l'orientamento verso consumi consapevoli. Giusto Carlin!