L'esigenza di far cassa vince su tutto. E che servano fondi per migliorare e risanare il sistema sanitario è un fatto. Ma perché imporre una tassa sulla vendita di bibite gassate (o meglio un "contributo straordinario" di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato che salgono a 50 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato per i produttori di superalcolici)?
Per salvaguardare la salute degli italiani? Allora perché non una tassa sui salumi, altrettanto deleteri per colesterolo e adipe? O su dolci e gelati? Se il criterio è unicamente quello della cassa, la scelta è discrezionale. In alternativa, come hanno già detto in molti, più che imporre un balzello serve intervenire sull'educazione alimentare.
Eppure, se andiamo a vedere i risultati del sondaggio sull'introduzione della tassa ospitato da questo sito vediamo che i favorevoli sono quasi il 62%. Mi chiedo se è per antipatia verso le grandi multinazionali delle bollicine (Coca-Cola in primis) o se davvero si pensa a questa misura come una forma di tutela della salute pubblica. I consumi di bibite forse caleranno, ma magari si mangeranno più merendine. Voi che ne pensate?