Perché in Italia non abbiamo una Cité du Vin (mentre Bordeaux ci ha speso 81 milioni)

Immaginatevi un enorme parco a tema nel cuore del Chianti o, ancora meglio (sono pur sempre piemontese) sulle colline delle Langhe. Un luogo delle meraviglie che racconti il vino in tutte le sue sfaccettature: tecniche, emotive, storiche, gustative, emozionali. Uno spazio futuribile e allo stesso tempo impregnato di tradizione. Capace di attrarre centinaia di migliaia di turisti e appassionati.

Ebbene. Un posto così c’è. Solo che si trova a Bordeaux. E’ la Cité du Vin, inaugurata ieri in pompa magna (giustamente) dal presidente Hollande. Tremila metri quadri di mostra permanente, 19 spazi a tema per raccontare la storia del vino dal 6.000 avanti Cristo ai giorni d’oggi. Megaschermi, ologrammi di personaggi storici (da Churchill a Colette) story-telling come se piovesse e ogni sorta di tecnologia digitale per ampliare l’esperienza sensoriale dei visitatori.

Di sicuro una meta inderogabile per chiunque ami il vino. Per la quale sono stati investiti 81 milioni di euro: il 2% l’ha messo il governo, il 38% le autorità locali guidate dall’avversario di Hollande, Alain Juppé attualmente sindaco di Bordeaux, mentre il resto è arrivato dai privati. Per Bordeaux è previsto un ritorno annuale di 38 milioni.

Sarebbe mai possibile in Italia realizzare un progetto simile? Viste le enormi difficoltà che sono state incontrate per organizzare il Padiglione Vino a Expo e le polemiche che lo hanno accompagnato, almeno all’inizio, viene da essere pessimisti…