In questi mesi le mail che fioccavano erano perlopiù ad annunciare l’annullamento di eventi e manifestazioni. Pochi hanno avuto la lungimiranza, la forza – e il coraggio – di andare avanti nonostante tutto. Reinventandosi per cause di forza maggiore. Covid oblige, come si suol dire…
Per questo ha tutta la mia ammirazione la task force, guidata da quella forza della natura che è Liliana Allena, riuscita a condurre in porto l’annuale – la 90ma – edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
Rinnovata nelle forme, ovviamente per molti aspetti digitali, ma senza rinunciare anche alle presenze in sicurezza. Peraltro un’annata buona per il tartufo! Sono mancate le grandi cene, naturalmente, ma la gente ha capito che se hai un’ottima trifula per una volta puoi fare a meno della mano del grande chef. Perché anche a casa tua, su un banale piatto di tajarin o, ancora più facile, su un paio d’uova all’occhio di bue, quelle benedette lamelle danno senso a tutto.
Meglio ancora se accompagnate da un buon bicchiere di Barolo o Barbaresco (io da monferrina iconoclasta ci abbino persino il Ruchè).
Ieri la chiusura ufficiale della fiera, con una diretta online dal Truffle Hub presso il Castello di Roddi, durante il quale Allena e il curatore gastronomico Paolo Vizzari hanno illustrato “Dawn to Earth”, il laboratorio che nasce, con il supporto tecnico di Microsoft 365, per collegare idealmente Alba (con le Langhe, il Roero e il Monferrato) con il resto del Pianeta, alla ricerca dei “game changer” di ogni continente.
Perché il presupposto – sempre più evidente, anche per effetto della pandemia – è che quando tutto questo sarà alle spalle, niente sarà più come prima. A livello sanitario ed economico, prima di tutto, ma anche ambientale, sociale e culturale. Il cibo è cultura ed economia. E può contribuire in maniera sostanziale alla tutela dell’ambiente.
Quindi l’idea della Fiera è di usare il Tartufo Bianco d’Alba come ambasciatore e il suo appuntamento annuale ad Alba come casa condivisa da mettere a disposizione per dare risalto ai più validi progetti a sfondo etico nel panorama mondiale dell’alimentazione, della biodiversità, e pure dell’alta finanza e dell’ICT. Per offrire agli alfieri del cambiamento supporto, rete e campagne di racconto o promozione “volte ad aprire a un pubblico più ampio il loro messaggio e la natura dei loro sforzi”.
Nell’Edizione Zero di quello che è destinato a diventare un appuntamento annuale e un’occasione di festa all’interno del palinsesto della Fiera, si è deciso di premiare “lo chef che in Italia ha lavorato con maggiore intensità per rendere il pubblico più sensibile ai temi che legano la cucina alla natura, Norbert Niederkofler, con il team di ragazzi insieme ai quali – oltre a tenere vive le tre stelle Michelin del ristorante St. Hubertus di San Cassiano – ridisegna ogni anno i contorni di due eventi dalla forte matrice etica, Care’s e Cook the Mountain.
Scelta più che legittima e condivisibile. In attesa degli sviluppi che ci attendono nei prossimi mesi. E, conoscendo Paolo Vizzari, c’è da aspettarsi qualche bel botto. Bravi!