Un packaging iconico e sempre più sostenibile. Il ritorno al sughero. Maison Ruinart presenta una nuova veste e racconta un metodo di affinamento che affonda le radici nel passato.
Nei giorni scorsi, in una Milano già afosissima, la maison del gruppo Lvmh ha presentato il Dom Ruinart 2010, accompagnandolo con i piatti dolcemente sostenibili di Riccardo Gaspari, montanaro vero, che è sceso dal suo San Brite di Cortina con qualche interpretazione della sua “cucina rigenerativa”. San Brite è luogo di culto per i gourmet e per chiunque abbia a cuore una cucina sana, essenziale e “circolare”: l’abbinamento con lo champagne della grande maison ha funzionato ben oltre le aspettative.
“Dom Ruinart 2010 segna una svolta nella storia della più antica Maison de Champagne, non solo per il differente processo di vinificazione, ma anche per il cambio packaging che diventa più minimale ed essenziale senza perdere prestigio – ha spiegato Silvia Rossetto di Ruinart – . Per la prima volta, inoltre, seguendo le orme di second skin case (la confezione ecosostenibile presentata dalla Maison nel 2020 per Blanc de Blancs e Rosé), Maison Ruinart crea chalk wrap per la sua Cuvée de Prestige. Aboliti i coffret, il millesimato uscirà con una nuova confezione regalo che ricrea un blocco di gesso bianco rievocando le cave di gesso della Maison a Reims”. La nuova confezione è costituita al 100% da carta riciclabile, è 11 volte più leggera e consente una riduzione del 62% di carbonio rispetto al precedente coffret definendo “un nuovo stile di lusso consapevole”.
Per quanto riguarda invece l’affinamento con tappi in sughero bisogna tornare indietro di una ventina d’anni. Sul finire degli anni ‘90, lo Chef de Caves decise di invecchiare alcune bottiglie di Dom Ruinart 1998 in bottiglie con tappo di sughero invece dei tappi a corona. All’assaggio, nel 2008, la differenza era tangibile: le bottiglie coi tappi di sughero rivelarono un vino più teso e complesso. A differenza di quanto si sarebbe indotti a pensare, sebbene il sughero sia poroso resta estremamente stabile sul lungo periodo, mentre i tappi di metallo consentono continuamente l’ingresso di piccole quantità di ossigeno nella bottiglia.
La Maison ha deciso di sostituire i tappi a corona con tappi in sughero per il Dom Ruinart nel 2010, consentendo di far maturare più a lungo sui lieviti queste bottiglie. È servito oltre un decennio per raggiungere la pienezza di espressione: più di dieci anni di riposo controllato nelle profondità delle cave di gesso della Maison, a Reims.
“Dom Ruinart 2010 è il risultato di questo lavoro certosino – afferma lo Chef de Caves Frédéric Panaïotis -. Rispecchia con estrema accuratezza non solo un anno particolare, ma anche un processo di invecchiamento che ha rivelato tutte le sue sfaccettature e sottigliezze. I prossimi millesimati di Dom Ruinart trarranno vantaggio da questa conoscenza. Scienza, visione e tradizione si incontrano in un materiale nobile che è anche ecologico: l’albero del sughero rinnova la sua corteccia ogni nove anni a partire dalla prima raccolta, che avviene 23 anni dopo che l’albero è stato piantato”.
Con il ritorno dei tappi di sughero per il Dom Ruinart 2010 si è optato per una sboccatura manuale. Dopo avere raffreddato rapidamente il collo delle bottiglie, queste vengono sboccate una ad una. Viene aggiunta una dose minuscola di liquore: con soli 4 grammi di zucchero per litro, il Dom Ruinart è un Extra Brut. Una volta applicato il tappo definitivo e dopo che questo è coperto dalla capsula che identifica l’annata, la bottiglia è rimessa a riposo per un altro anno.
Come si presenta il Dom 2010? Il primo naso “dona note di cipria, floreali (iris) e minerali (roccia umida), che rimandano al mondo dei profumi. In seguito, dominano le note tostate e speziate: arillo di noce moscata, nocciole e mandorle tostate, un accenno di caffè, profumi avvolgenti e rassicuranti. Note fresche di agrumi maturi che danno corpo agli aromi”.
A parte il felice connubio con i piatti di San Brite Dom Ruinart 2010 si abbina particolarmente bene a salature, fermentazioni, affumicature e cotture lente.