Opificio Gibellina, cinque etichette d’autore nel segno della rinascita

Il più grande museo a cielo aperto d’Italia. Questo ha voluto fare di Gibellina (la città nuova, a 11 chilometri dalle macerie lasciate dal terremoto del 1968) l’amministrazione guidata dal sindaco Ludovico Corrao a due anni dal tragico evento. Il vecchio paese oggi è identificato dall’opera memoriale di land art realizzata da Alberto Burri, il Grande Cretto. Ma tutta la nuova Gibellina è intrisa di arte. Artisti e architetti furono invitati a ridisegnare l’aspetto della città antisismica attraverso una serie di interventi per lo spazio pubblico e la produzione di oltre cinquanta opere d’arte, sculture e installazioni da collocare in tutto il tessuto urbano.

Oggi questo impegno rivive e si rinnova in un’iniziativa che collega lo spirito artistico della città, fonte di attrazione per molti visitatori, alla rinascita produttiva dell’area, grazie alla vocazione agricola ed enologica. Tenute Orestiadi ha così creato il progetto Opificio Gibellina che esalta la creatività delle etichette delle bottiglie. L’Iniziativa si avvale della collaborazione di Stefano Pizzi, attivo all’Accademia di Belle Arti di Brera.  Tenute Orestiadi ha dunque destinato un’opera d’arte, unica e dedicata, a ciascuna delle sue bottiglie speciali da 12 litri, che all’inizio del 2024 andranno all’asta a scopo benefico.

Gli artisti impegnati nel progetto, oltre allo stesso Pizzi, sono Gaetano Grillo, Nicola Salvatore, Pietro Coletta ed Enzo Esposito.

Con questo progetto – spiegano gli ideatori – si tende ad affermare la centralità del territorio della cittadina distrutta dal terremoto del 1968 nel Belìce, non solo come esperienza di produzione artistica e culturale, ma come luogo in cui vivere e sperimentare un modello di resilienza storica, di rinascita urbana e socio-economica. Un processo di ricostruzione in cui l’agricoltura, in particolare la coltivazione della vite e la produzione del vino, hanno segnato la scommessa di Gibellina.

Sempre più Gibellina investe sul proprio potenziale come destinazione dell’Arte contemporanea, già forte del giacimento di opere sia esposte all’esterno sia custodite presso le due grandi istituzioni culturali locali: la Fondazione Orestiadi e il MAC, Museo d’Arte Contemporanea.

Le cinque bottiglie, ciascuna con un’opera d’arte distintiva di Opificio Gibellina, saranno messe all’asta a Palermo. Il ricavato, generato dalla vendita all’asta, sarà devoluto a un’organizzazione con un forte impegno etico e sociale.