Circa due milioni di bottiglie “sostenibili”. Donnafugata, la storica azienda vinicola siciliana, mette a segno un altro tassello nel percorso di progressiva riduzione della propria carbon footprint. Dodici dei vini prodotti dall’azienda saranno infatti custoditi in bottiglie di vetro al 100% siciliano e a chilometro zero.
Prima testimonianza con Lighea, vino aromatico ottenuto da uve Zibibbo, simbolo della viticoltura eroica di Donnafugata a Pantelleria: a partire dall’annata 2023 viene imbottigliato nella borgognotta Cento per Cento Sicilia, prodotta sull’isola da vetro riciclato secondo un virtuoso modello di economia circolare promosso dalla Fondazione SOStain e messo in pratica dalla vetreria O-I di Marsala.
“È il frutto di un lungo lavoro comune – spiega Josè Rallo, alla guida dell’azienda con il fratello Antonio – SOStain e la vetreria hanno studiato la soluzione migliore e oggi abbiamo una bottiglia di vetro riciclato sull’isola che pesa solo 410 grammi”. Uno dei primi requisiti inseriti nel disciplinare della fondazione, istituita nel 2020, legava infatti le certificazioni a un peso medio delle bottiglie inferiore a quello comune che è di oltre 500 grammi. “Pochi sanno – continua Rallo – che il 70% delle emissioni delle aziende vitivinicole deriva proprio dal vetro utilizzato per le bottiglie. Noi abbiamo iniziato a cercare soluzioni alternative già dal 2011: volevamo una bottiglia più leggera ma ci siamo scontrati con il problema del tappo, l’unico ad aderire perfettamente era quello a vite. E soltanto il mercato Usa e quello australiano lo accettavano senza problemi…”.
Ora Lighea ha un packaging realmente sostenibile perché oltre alla bottiglia più leggera utilizza i tappi Nomacorc Ocean, ottenuti riciclando plastica raccolta lungo i litorali. Naturalmente – precisa Rallo – le scelte devono essere sostenibili a 360 gradi, anche economicamente. Per gli ulteriori passi sarà importante il contratto di filiera con il relativo programma di investimenti mirati. Donnafugata ha in cantiere nuovi impianti fotovoltaici (“dal 2011 produciamo energia pulita, coprendo col fotovoltaico fino al 50% del fabbisogno della tenuta di Marsala”) e magazzini di stoccaggio termoisolati. “Anche in vigna si può fare molto – sottolinea Josè Rallo – grazie ai macchinari 4.0, a partire dai sensori che misurano il fabbisogno idrico delle singole piante e consentono di evitare sprechi”.
Ma il vero obiettivo è continuare a pensare a lungo termine. “Nel 1989 quando siamo arrivati a Pantelleria ci siamo subito impegnati nella viticoltura eroica, dal ripristino dei muretti a secco alla decisione di non irrigare, fino alla viticoltura con l’alberello pantesco, che dieci anni fa ha ottenuto il riconoscimento Unesco quale pratica agricola sostenibile e creativa perché mette a riparo dai venti grazie ai filari molto bassi e posti all’interno di una conca”. Ora il tema cruciale è quello della biodiversità: secondo gli indicatori SOStain il 5% del vigneto va lasciato al naturale, ma Donnafugata già oggi raddoppia questa percentuale al 10%.
E da ultimo c’è da affrontare il cambiamento climatico. “Esiste un nuovo progetto regionale, Bio-vi-si, per la sperimentazione in vigneto. Noi intensificheremo l’impegno sui campi sperimentali a Contessa Entellina, dove già coltiviamo varietà reliquie più resistenti”.
Senza dimenticare un ultimo aspetto della sostenibilità, ricorda Josè. L’impegno sulla parità di genere: nelle cinque tenute lavorano 250 addetti, “abbiamo il 43% delle donne in posizione apicale e una quota rosa del 50% tra i dirigenti”.