La signora del vino italiano ha brindato ieri sera in un luogo sacro dell’arte mondiale. Nelle spirali suggestive del Solomon Guggenheim a New York si è celebrato il trentennale di due importanti vini italiani, simbolo della Valpolicella, La Grola e La Poja Allegrini. Gli americani, pragmatici e efficaci, ancora una volta ci danno una lezione. Mentre da noi sovrintendenti, curatori, critici e tecnici arricciano il naso e si stracciano le vesti contro un uso “strumentale” dei luoghi della cultura e hanno in uggia il marketing, altrove si riesce a trovare un equilibrio tra le esigenze finanziarie (sempre più stringenti) dei beni culturali – musei, teatri d’opera ecc – e le ambizioni comunicative delle aziende. Certo il crinale è molto sottile e i rischi di sbagliare e cadere nel cattivo gusto sono forti ma proprio qui fa la differenza l’azione di chi è preposto, oltre alla tutela, alla tanto decantata valorizzazione dei beni culturali.
L’attività del Guggenheim e l’evento organizzato da Marilisa Allegrini a New York sembrano essere un esempio virtuoso. L’azienda storica dell’Amarone partecipa al progetto di Corporate Membership museale Intrapresae Collezione Guggenheim di Venezia come socio sostenitore, con l’intento di “rafforzare sempre più i legami tra l’arte, la cultura ed il mondo del vino”. E ieri sera al museo americano ha presentato la nuova edizione limitata de La Grola firmata da Milo Manara, uno degli illustratori italiani più conosciuti all’estero. L’azienda di Fumane in Valpolicella ha chiuso il 2012 con un fatturato di 27 milioni di euro, con le sue tenute toscane di Bolgheri e Montalcino. Nel 2012 ha prodotto complessivamente 4,1 milioni di bottiglie. Nonostante la difficile situazione economica e la forte concorrenza dei vini del nuovo mondo, negli ultimi due anni il fatturato dell’azienda è aumentato mediamente del 20% annuo; soprattutto grazie all’export (oltre l’88% del fatturato) e a forti investimenti volti a rafforzare la presenza sui mercati emergenti come Brasile, Cina e Russia.