Una bella sorpresa. Il locale è fresco, contemporaneo, accessibile (subito da copiare i lampadari minimal-chic acquistati da Merci a Parigi). La cucina è corretta, ricercata senza essere arrogante. I prezzi giusti. In attesa di scegliere il locale adatto per tornare ai fornelli in prima persona Andrea Berton, dopo il brusco divorzio dal gruppo Trussardi (è in corso una vertenza legale) insieme a tre soci ha aperto in zona Brera Pisacco. In carta ha messo antipasti a 8 euro (dal calamaro alla plancia con crema di avocado alla pappa al pomodoro con gamberi arrosto), i primi sono a 8,50 e i secondi arrivano al massimo a 15 euro (il salmone arrosto con indivia belga, radicchio rosso e rafano).
Una proposta adeguata a quel che chiede oggi chi va al ristorante per passare una serata piacevole e non pretende di assaporare l'esperienza gastronomica della vita. Per quella restano i grandi ristoranti che non possono permettersi (dati i costi di gestione) proposte troppo snelle.
Questo bistrot meneghino, distribuito su due piani, è decisamente gradevole, non a caso porta la firma di un architetto molto noto (Tiziano Vudafieri, uno dei soci, appassionato di cibo e ormai diviso tra lo studio milanese e i nuovi uffici in Cina). Unico handicap, a cui l'architetto assicura di por rimedio in tempi stretti, un problema di acustica: un po' troppo rumore tra i tavoli.
Se volete provare questa nuova faccia della cucina firmata Berton (ai fornelli c'è lo chef Matteo Gelmini) conviene pensarci per tempo. E' sempre tutto completo e le prenotazioni sono a una settimana.