Ieri sera mi è spiaciuto proprio di non essere a Saluzzo. Dietro alle sbarre.
Non sono mai entrata in un carcere. Ma questa sarebbe stata un’occasione speciale. Otto grandi chef hanno cucinato alla casa di reclusione Rodolfo Morandi della cittadina piemontese. Una cena a scopo benefico, per raccogliere fondi a favore di un bel progetto in corso nel carcere: Stampatingalera, il laboratorio di stampa Fine Art in cui lavorano alcuni detenuti, avviato con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Che ha l’ambizione di trasformarsi in una case history di successo, come è accaduto alla pasticceria Giotto del carcere di Padova, i cui panettoni a Natale vanno a ruba tra i gourmet. Anche il carcere di Volterra è noto per le sue "cene galeotte" dove i detenuti cucinano con chef importanti.
Gli otto chef sono: Ugo Alciati, di Guido Ristorante; Nicola Batavia, ‘l Birichin; Enrico Crippa, Piazza Duomo; Pino Cuttaia, La Madia; Maurilio Garola, La ciau del Tornavento; Davide Palluda, All’Enoteca di Canale; Paolo Reina, Antica Trattoria del Gallo; Andrea Ribaldone, Eataly, Tokyo.
Erano arrivati al Morandi la mattina, perché il programma messo in piedi da Sapori reclusi (che organizzava la serata) prevedeva una serie di lezioni di cucina con un gruppo di detenuti. Per una riflessione su temi che riguardano tutti, spiega l’associazione: “il cibo come identità, la fantasia come forma di libertà e soprattutto
il lavoro come riscatto e scommessa per il futuro”.
Al termine della cena si è svolta un’asta in cui sono state battute bottiglie messe a disposizione da grandi produttori del territorio (Ceretto, Domenico Clerico, Coppo, Azienda agricola G. Milazzo, Albino Rocca, Paolo Scavino, Giovanni Sordo, Oddero).
La prima bella notizia è che i posti sono andati a ruba. La seconda che ancora una volta il cibo è incontro, speranza, futuro.