Isola delle rose, il buon retiro in una Venezia tornata (troppo) affollata

A Venezia sembra di essere tornati indietro di due anni. Chiusa la parentesi pandemia (si fa per dire) ci si ritrova immersi nella folla a sgomitare sui gradini dei ponti e nelle calli delle “vie obbligate”. Da un lato è bello. Un senso di ritrovata normalità. Dall’altro è sempre in agguato l’ansia da contagio, si fa caso alle mascherine indossate dai turisti (poche), magari si aspetta il vaporetto successivo.

Ero stata all’Isola delle Rose all’inaugurazione del JW Marriott, presente Mr Marriott in persona. Ne avevo un ricordo piacevole. Immensi giardini, percorsi tra alberi secolari a catturare il tramonto ai margini della laguna, aperitivi con vista.

Ovviamente bellissimi spazi interni, disegnati da Matteo Thun nel segno del suo elegante minimalismo. Ma tornarci oggi, in questa situazione particolare, ha tutto un altro sapore.

È indescrivibile il senso di sollievo e ristoro che si prova scendendo dalla navetta proveniente da Piazza San Marco: lo spazio, la privacy, sono decisamente il nuovo lusso. Che si beva uno spritz sulla spettacolare terrazza del Sagra Rooftop, si passeggi tra gli ulivi (l’hotel produce il proprio olio), ci si regali un massaggio o un hammam nella grande Spa au bord de l’eau o si guardi un film nel cinema all’aperto, il denominatore è sempre quello del massimo relax.

Al resort ideale per famiglie non manca una dimensione gourmet. È di quest’anno la novità della pizza d’autore, con il pop-up di Renato Bosco.

La Fiola, all’interno del vecchio Dopolavoro eretto ai tempi in cui nell’isola si veniva a guarire da malattie respiratorie, è un ristorante stellato. Senza incursioni azzardate sui trend “nordici”, lo chef Fabio Trabocchi propone una cucina sobria e solidissima, utilizzando ingredienti dell’orto privato e primizie di Sant’Erasmo, oltre al pesce locale scelto di prima mattina al mercato di Rialto.

Durante il periodo estivo sono previste anche cene “a quattro mani”: dieci appuntamenti di Culinary Experiences con altrettanti cuochi stellati.

E per chi non volesse esaurire il soggiorno veneziano nel segno dell’arte – oltre alla Biennale sono innumerevoli le mostre collaterali di grande interesse, da Anselm Kiefer a Marlene Dumas – c’è un’opzione sportiva. Fare un corso di voga veneziana alla scuola sportiva del resort . Si torna a casa anche più tonici.