Roma in terrazza, dai “percorsi” di Caceres alle pizze del W

È vero, anche a Milano abbiamo le terrazze. Alcune anche molto belle. Ma come competere con Roma? La “grande bellezza” stesa sotto ai tuoi occhi vince facile. Complice la rinascita gastronomica della capitale – mai stata così in spolvero da anni – ogni sera puoi trovare nuovi belvedere, che sia per un drink o una cena stellata.

La terrazza di Orma

Qui vorrei segnalarne due, a poche centinaia di metri una dall’altra. Siamo a due passi da Via Veneto (quanti ricordi di me bambina che andavo in visita all’ufficio paterno in via Marche…). Messa al bando la tristezza di scorgere i resti del Café de Paris, tappa obbligata dei protagonisti della Dolce vita e oggi in totale abbandono, mi dirigo a pochi passi dall’Ambasciata americana, dove si trova la nuova “casa” di Roy Caceres, Orma. Il cuoco sudamericano trapiantato a Roma ha avviato la sua nuova avventura in un locale estremamente raffinato, che gioca con arredi quasi minimalisti in un contesto di flessuosi divisori quasi a formare una sala dentro la sala. Una sorta di cocoon avvolgente in cui affidarsi alle proposte dello chef con un servizio di sala spigliato e accogliente. Ma prima di guadagnare il tavolo si sale in terrazza per l’aperitivo e i primi bocconi (ci si tornerà a fine cena).

 

Aperitivo

Una terrazza ampia e tranquilla, tavoli bianchi protetti da grandi ombrelloni, tutt’intorno fioriere di piante officinali e un grande olivo al centro. Circa 40 sedute, compresi gli sgabelli intorno al bancone. Questo è il regno di Marco Favorito, bartender di esperienza che si è divertito a ideare una drink list per i piatti proposti da Roy.

La cena i comincia con i primi tre snack in terrazza, prosegue allo chef table con il secondo tempo di assaggi per poi radicarsi al tavolo fino al pre dessert. Piccola pasticceria e dessert nuovamente in terrazza, in compagnia di un distillato o un drink.

Oltre ai grandi classici – Negroni, Gin Tonic, Martini, Americano – sette Signature. “La drink list è una raccolta di quelli che sono drink a me più cari dice – Favorito -. Il mio maggior interesse è sempre stato quello di creare un collegamento con il piatto per cercare tutte le svariate combinazione che posso esserci tra food e beverage. Mi piace avere uno contatto stretto con la cucina in modo da poter riportare nei drink il concetto che vogliono esprimere. In questo caso la sfida è stata nel creare qualche cocktail che rispecchiasse me stesso ma che avesse anche un richiamo alle origini dello chef, usando prodotti autoctoni della sua terra natale. Il drink che meglio sposa questo concetto è il “Lulo”, con Rum colombiano”. Più romanesco il “Carciofo e menta”, un twist su un classico Negroni ma più amaro e con una leggera frizzantezza. 

A tavola due percorsi degustazione, Tracce Indelebili, “i piatti che fanno parte della mia storia professionale”, e Tracce Correnti “che raccontano dove stiamo andando”. Una cucina gioiosa, aperta alle contaminazioni, sempre intellegibile.

“Cerco di riportare un ricordo d’infanzia o raccontare una determinata consistenza o temperatura che dona emozione – dice il cuoco -. Delle mie radici colombiane mi porto dietro soprattutto i ricordi: le tecniche sono semplici, familiari, tradizionali. Dell’Italia mi ha sempre colpito l’aspetto della diversità: come cambia un piatto anche tra un paese e l’altro”. Trippa di calamaro, Platano e Indivia i miei best. Caceres è tornato – dopo la chiusura di Metamorfosi – ed è in gran forma.

Più easy, ma non meno piacevole, la tavola sul rooftop del W Rome, l’albergo di eclettica contemporaneità del gruppo Marriott sempre a un passo da Via Veneto.

Nei mesi primaverili ed estivi la spettacolare terrazza che ospita il Wet Deck con piscina all’aperto, offre cocktail, crudi di pesce e le creazioni di Seu Pizza con Vista, a cura di Pier Daniele Seu. Il pluripremiato pizzaiolo ha introdotto quest’anno anche una selezione di fritti, con i tradizionali supplì e la crocchetta di patate. Tra le pizze da non mancare l’Assoluto di Pomodoro (San Marzano, pomodoro giallo, pesto di pomodoro secco, pomodoro confit, graukase e basilico), la Fior di Cotto (con fiori di zucca e burrata) e una speciale Parmigiana.

Classico fine dining invece a piano terra da Giano, il ristorante dove Ciccio Sultano fa esplodere la mediterraneità portando a Roma i sapori della sua Sicilia. Alta cucina che si stempera nella esaltazione delle materie prime. Chi potrebbe resistere agli Spaghetti Taratata, con bottarga di tonno rosso, salsa di limone e carpaccio di cernia?